La Democrazia Cristiana esprime un sentito cordoglio per la morte di Franco Marini, esponente di rilievo tra coloro che hanno ritenuto e ritengono che il pensiero sociale cristiano dia un contributo importante al perseguimento del bene comune. Lo fece prima nel sindacato CISL, sindacato che, proprio per mantenere anche nell'azione di tutela dei lavoratori i principi e i valori che sostanziano il pensiero sociale cristiano si era staccato, nel dopoguerra, dalla CGIL, legata all'ideologia social-comunista.

E quando nella CISL trovarono spazio ed espressione istanze di sinistra, non più legate alla tradizione del cattolicesimo sociale che si riconosceva nel partito della Democrazia Cristiana, Marini organizzò una presenza che a tale tradizione rimanesse fedele, fino a ottenere prima la vicesegreteria del sindacato (e da vice-segretario venne a Trento, nel 1968, per incoraggiare gli studenti di Sociologia che non si sentivano di intrupparsi tra i contestatori) e poi la segreteria.

Nel 1992 divenne deputato della Democrazia Cristiana e quando, dopo i risultati delle elezioni del 1994, il Segretario del partito (trasformato in PPI) Mino Martinazzoli si dimise, Marini si schierò con il candidato alla segreteria Rocco Buttiglione, che più rivelava orientamenti che valorizzavano nel partito, definendone l'identità, il pensiero sociale cristiano. E i votanti che a lui facevano riferimento furono decisivi.

Non riuscì, però, a “digerire” l'accordo che Buttiglione, in vista delle elezioni, dato il sistema elettorale maggioritario, stipulò con Forza Italia e Alleanza Nazionale e stavolta la sua posizione fu decisiva per bocciare nel Consiglio Nazionale la proposta di centro-destra. Nella spaccatura che ne seguì, Marini scelse la parte che aveva promosso, sin dall'inizio delle Segreteria Buttiglione, attori fondamentali l'on. Beniamino Andreatta e l'on. Sergio Mattarella, la coalizione con i Democratici di Sinistra, denominata “Ulivo”, con il suo leader Romano Prodi. E seguì quella strada anche quando suoi compagni significativi del PPI Gonfalone e poi della Margherita, come l'on. Gerardo Bianco e l'ex Presidente di Azione Cattolica sen. Alberto Monticone rifiutarono di confluire con gli eredi del PCI nel Partito Democratico.

Fu ministro del Lavoro e Presidente del Senato, molto stimato per l'equilibrio e i valori ai quali rimaneva ancorato. Era rimasto un democratico cristiano “dentro”, esponente del cattolicesimo sociale, quello di Pastore e di Donat Cattin, diverso da quello più “politico” della sinistra di Base. Primogenito di famiglia numerosa, padre operaio, militare con gli alpini, poi sindacalista, era una persona del “popolo”, sempre alla mano. E forse questo suo rimanere un popolare democratico cristiano, pur in un partito di prevalente altra tradizione, gli fu fatto pagare, negandogli nel segreto dell'urna i voti per diventare Presidente della Repubblica.

A oltre 87 anni il Covid 19 se l'è preso e alla Democrazia Cristiana dispiace molto la scomparsa di un protagonista della sua storia. Aggiungo il mio dispiacere personale per la perdita di una persona che, dall'incontro da studente a Trento nel 68, mi aveva dimostrato amicizia e stima, nel rispetto delle rispettive diversità delle scelte nei brutti momenti della frantumazione del partito che rappresentava cattolicesimo democratico e cattolicesimo sociale. La Democrazia Cristiana da qualche anno si è riattivata e sono certo che a Franco Marini non dispiaceva, perchè è sempre stato un democratico cristiano.

Renzo Gubert
Presidente del Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana

 

 

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