La storia - Parte 5

ALDO MORO E LA PREPARAZIONE DEL CENTRO-SINISTRA (1959-1962)

Il Consiglio nazionale della DC del 14-17 marzo 1959 elegge Aldo Moro alla Segreteria politica del partito, in sostituzione di Amintore Fanfani. Moro viene eletto con i voti della nuova corrente dorotea e dagli amici di Andreotti. La spaccatura della corrente di "Iniziativa Democratica" ha portato alla nascita dei dorotei (tra cui, oltre ad Aldo Moro, figurano Antonio Segni, Mariano Rumor, Luigi Gui, Emilio Colombo) e della nuova corrente degli amici di Fanfani, "Nuove Cronache", a cui aderiscono tra gli altri Arnaldo Forlani, Franco Maria Malfatti, Giacinto Bosco, Giovanni Gioia. Antonio Segni sostituisce Fanfani alla guida del Governo il 15 febbraio 1959, con un nuovo monocolore democristiano.

Il Congresso nazionale di Firenze della DC, nell'ottobre 1959, segna uno degli scontri più duri tra dorotei e fanfaniani, sulla linea del centro-sinistra e dell'apertura al PSI, o sull'opportunità di sviluppare alleanze con i partiti di destra. Prevalgono di poco i dorotei e gli andreottiani della corrente "Primavera", con il sostegno della corrente di "Centrismo popolare" di Mario Scelba, sui fanfaniani di "Nuove Cronache" e della componente sindacale cattolica, sostenuti anche dalla sinistra democristiana della "Base". Così, Aldo Moro viene confermato Segretario del partito.

La politica della DC si muove in una situazione di ostilità da parte di vari settori della Chiesa verso l'ipotesi di alleanza con il Partito Socialista. Ma a causa dei contrasti interni a due dei partiti che sostengono il governo monocolore DC guidato da Antonio Segni (il Partito Liberale ed il Partito Repubblicano), e delle successive dimissioni di tre ministri democristiani, nel marzo 1960 Segni si dimette. Il Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, non nuovo ad iniziative personali, affida l'incarico di formare un nuovo governo a Fernando Tambroni, che ottiene la fiducia dalla Camera dei Deputati con i voti determinanti del MSI. La Direzione centrale della DC richiede quindi al governo di dimettersi, dato il significato politico che ha assunto il voto di fiducia. Il governo Tambroni, con il voto contrario di Giulio Andreotti (Ministro della Difesa), si dimette. Gronchi affida allora a Fanfani l'incarico di formare il governo, e Fanfani insiste sulla sua linea politica e tenta di costituire un tripartito con l'appoggio esterno del PSI. L'opposizione interna al partito da parte di andreottiani, dorotei e scelbiani impedisce il successo all'operazione. Il Presidente della Repubblica Gronchi, anche su indicazione del Segretario politico della DC Moro, decide infine di rimandare al Senato lo stesso governo Tambroni, che ottiene la fiducia con i voti della DC e del MSI.

Le polemiche ed i forti contrasti suscitati dalla nuova situazione politica venutasi a creare, sia all'interno della DC che nel Paese, con diversi incidenti tra la polizia e vari dimostranti in alcune città italiane (Genova, Reggio Emilia, Catania), creano una situazione insostenibile per Tambroni, nel luglio 1960 si dimette.

L'ingarbugliata situazione politica si scioglie con il nuovo governo guidato da Amintore Fanfani (è il suo III° dicastero, da lui chiamato di "restaurazione democratica"), ancora un monocolore DC che riceve il voto favorevole dei partiti centristi e l'astensione del PSI. La politica, rispetto al quadro creatosi con Tambroni, evidentemente si ribalta. Il III° Governo Fanfani dura dal luglio 1960 al febbraio 1962. Passa alla storia come il governo "delle convergenze parallele", il processo politico che porta con cautela e determinazione verso il centro-sinistra organico. Sono anche gli anni del boom economico per l'Italia, di una emigrazione interna al Paese, di una massiccia scolarizzazione rispetto al decennio precedente.

In alcune grandi città si sperimentano nuove giunte di centro-sinistra, con sindaci e assessori democristiani e socialisti: Milano, Genova, Firenze.

Il nuovo scenario internazionale, dominato dalla cosiddetta "distensione" tra USA e URSS, aiuta la maturazione di nuovi processi politici. Nel corso del 1961, Pietro Nenni conferma la disponibilità ad aprirsi verso il governo e chiude con una ipotesi di alleanza con il PCI. Fanfani (Presidente del Consiglio) e Segni (Ministro degli Esteri) tessono una nuova trama diplomatica anche verso il blocco comunista dell'Est Europa, nonostante la grave crisi di Cuba e la costruzione del Muro di Berlino, che fa ripiombare l'Europa nel clima della guerra fredda.

Intanto dal 13 al 16 settembre 1961, si svolge il primo Convegno nazionale di studi della DC a San Pellegrino, nel quale si pongono le basi programmatiche del futuro centro-sinistra. Dal 27 al 31 gennaio 1962, l'VIII° Congresso nazionale della DC, svoltosi a Napoli, sancisce definitivamente l'acquisizione della politica di centro-sinistra, con l'approvazione dell'80% del partito. Aldo Moro rimane Segretario della DC, con l'appoggio di Fanfani, dei dorotei, della sinistra di "Base", e alla fine anche della corrente andreottiana, scettica fino in fondo sull'apertura a sinistra. All'opposizione interna rimane soltanto la corrente di "Centrismo popolare" di Mario Scelba.

Dopo il Congresso della DC, il Governo Fanfani si dimette; a Fanfani viene nuovamente dato l'incarico di formare il nuovo governo, un tripartito DC, PSDI, PRI, con un programmato concordato anche con il PSI, che sostiene il Governo Fanfani dall'esterno. Fanfani prepara un programma che prevede una nuova stagione riformista: nascita delle regioni, nazionalizzazione dell'energia elettrica, riforma della scuola, programmazione economica, riforma urbanistica, riforma della pubblica amministrazione.

Nel 1962, alla scadenza del mandato presidenziale di Giovanni Gronchi, si procede alla elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Moro, Segretario politico della DC, orienta la scelta verso uno degli oppositori al centro-sinistra, Antonio Segni, che viene eletto al Quirinale con i voti determinanti dei missini e dei monarchici.

Le elezioni politiche del 28 aprile 1963 segnano un calo della DC, un aumento del PCI, ed un consistente aumento dei Liberali, oppositori sia della politica di centro-sinistra che della riforma urbanistica ideata dal ministro Sullo, mai approvata. La nuova legislatura vede l'inizio dei governi organici di centro-sinistra, non sull'onda di un travolgente risultato elettorale: la DC perde voti a destra a favore del PLI, il PSI perde le sue componenti di sinistra, ostili all'alleanza con la DC.

Fanfani, a cui continua ad essere imputato un carattere fin troppo innovatore nella fase di preparazione del centro-sinistra, perde dopo le elezioni del 1963 il ruolo di guida del governo. Sarà Aldo Moro a guidare e gestire i governi di centro-sinistra della nuova legislatura.

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