La proposta di una autonomia differenziata per la Lombardia, il Veneto e l'Emilia Romagna rischia di creare un "vulnus " nell'assetto istituzionale del Paese, rompendo un meccanismo perequativo di solidarietà tra territori che sull'unita politica,economica e sociale hanno trovato un comune denominatore per costruire l'Italia democratica e repubblicana regolata dalla attuale Carta costituzionale.


Nessuno può negare il diritto dei cittadini italiani a più elevati standard di vita che siano garantiti da servizi sempre più adeguati da parte delle istituzioni nazionali e locali. Questo però impone uno sforzo complessivo di modernizzazione ed efficienza da programmare e attuare su tutto il territorio nazionale, senza fughe in avanti che possano premiare i più forti ed emarginare ulteriormente i cittadini delle aree più deboli.


E certamente necessaria un revisione costituzionale di un meccanismo regionale che si rivela sempre più obsoleto rispetto alle rappresentanze degli interessi territoriali in una società sempre più interconnessa con interessi sociali economici e culturali che spaziano in aree di riferimento geopolitico che travalicano ampiamente i confini nazionali.


Il problema va affrontato dal Governo e dalle forze politiche non in una logica settoriale, ma in un disegno di crescita complessiva ed equilibrata del Paese.


Questo non esime da un giudizio negativo su una tradizionalmente tardiva presa di coscienza dei problemi comunitari da parte di una classe dirigente, non solo politica che, nell'assenza del buon governo e perpetuando la logica dell'ascarismo e del cambio di casacca per la salvaguardia del proprio potere clientelare, ha contribuito alla marginalizzazione del Mezzogiorno nel contesto nazionale ed internazionale.

dr. Renato Grassi

Segretario nazionale della DC

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