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Con un ennesimo colpo di teatro, come è abitudine del novello Tarzan della politica, Gianfranco Rotondi dichiara morta  la Democrazia Cristina.


In un delirio freudiano ritiene che "l'uccisione del padre " possa garantirgli nuova vita e libertà di movimento politico.

In realtà, il  suo tormentato percorso, passa per la ricerca di un nuovo padre-padrone.

Berlusconi è ormai indebolito, se pur  sempre utile, ma all'orizzonte si delinea l'astro nascente Giuseppe Conte, pronto a dare nuova luce a una formazione politica di ispirazione centrista, utilizzando le sparse membra dei grillini e frattaglie politiche di varia provenienza.


Nella fretta di puntare su un cavallo vincente, Rotondi dimentica che, con buona pace dei suoi affrettati necrologi, la Democrazia Cristiana è viva e vitale perché i suoi valori sono largamente radicati nell'anima  della gente e i principi ispiratori vengono costantemente attualizzati dal magistero papale a fronte di una società in continua trasformazione socio-economica.


Ricostituire la Democrazia Cristiana, significa oggi per noi non riproporre un ennesimo  partitino "bonsai", ma operare per favorire  la costruzione, in una dimensione più ampia e nelle forme opportune , dell'unione politica dei cattolici democratici.
Rotondi può, con dubbia coerenza,  ma legittimamente, scegliere la scorciatoia della sopravvivenza personale in nuove forme di equilibri parlamentari. Questo  però fa parte della sua storia politica,  e sinceramente non ci appassiona.

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