Ci ritroviamo a ricordare e riproporre attualizzato il messaggio che nel Luglio del 43 fu a Camaldoli fu lanciato dalla: Democrazia Cristiana che proponeva un programma di rinascita delle istituzioni democratiche e di sviluppo economico e sociale del Paese dopo le macerie della guerra.
Analogamente, infatti, se pur in un diverso contesto l'Italia oggi, grazie al sostegno europeo, si avvia dopo la crisi economica e sanitaria a una auspicapibile fase di ripresa e di rilancio.
Per questo mi è sembrata opportuna la determinazione di Bonalberti a sollecitare lo svolgimento di questo incontro che consente l'avvio di un ampio confronto sui temi programmatici e sulle strategie politiche legate sopratutto soprattutto alle iniziative dei partiti democristiani e popolari.
Da Camaldoli partì la grande intuizione di orientare la spesa pubblica verso obiettivi strutturali e sociali che portarono al Piano Vanoni del '54 e a una politica di espansione che senza stravolgere il bilancio statale mirava prioritariamente all'incremento occupazionale e al riequilibrio territoriale tra nord e sud.
Oggi riprendere lo spirito del codice di Camaldoli, in uno scenario caratterizzato dal mercato globale, dalla finanza pubblica appesantita dall'abnorme debito, da una massiccia disoccupazione con i problemi sociali connessi,significa dover tenere l'Italia saldamente ancorata dentro la cultura politica ed istituzionale europea e in collegamento con le democrazie occidentali d'impianto liberal democratico.
E' in sostanza necessaria una nuova interpretazione cultural politica del Paese e del suo sviluppo che la presidenza Draghi sta positivamente avviando.
Dobbiamo innanzitutto essere credibili in Europa attraverso il buon esito delle modalità attuative dei programmi proposti con il Recovery Plan (i precedenti riferiti ai fondi strutturali per la coesione sociale e territoriale non depongono a nostro favore) ed allo stesso tempo abbiamo il dovere di risolvere i nodi delle riforme:
- la riforma fiscale: la destra ripropone la flat tax a fronte della ipotesi di una rimodulazione delle aliquote Irpef per aumentare la progressività dell'imposta.
- la riforma della giustizia civile e penale: non riguarda certamente solo la necessità di abbreviare i tempi dei procedimenti giudiziari ma di scegliere il giusto equilibrio tra tesi giustizialiste e garantiste e sopratutto di avviare la riforma dell'ordinamento giudiziario e del CSM.
- la riforma della Pubblica Amministrazione: non solo semplificazione e digitalizzazione, ma revisione dei rapporti tra stato e Regioni.
Questi sono i presupposti di una certamente più ampia riflessione che senza ignorare il dovere di affrontare incisivamente i problemi dello scenario esistente, deve guardare lontano,elaborando in una visione di lungo periodo una progettualità che dia corpo ad idee che possano prefigurare un assetto istituzionale garante di funzionalità e partecipazione democratica.
I lavori odierni costituiscono quindi solo un'utile premessa in questa direzione che merita certamente ulteriori integrazioni. Dobbiamo elaborare come si fece a Camaldoli una nuova visione politica dell'assetto istituzionale del Paese e delle sue prospettive di sviluppo economico e sociale, ma allo stesso tempo non dobbiamo perdere di vista la situazione politica contingente.
All'orizzonte ci sono le elezioni parlamentari, anticipate o meno a seconda di come sarà definita l'elezione del Presidente della Repubblica. Il tempo concesso al Governo Draghi potrà consentire al sistema politico dei partiti di potersi ristrutturare organizzativamente.
ll centro destra si propone unificato con Berlusconi, federato con Salvini magari, è auspicabile, un po' più europeista.
Il centro sinistra si muove per un ampio coivolgimento delle varie formazioni in un cosiddetto campo largo e per l'alleanza politica ed elettorale con i 5 stelle, che sotto la guida di Conte cercano di superare le faide interne e le scissioni per darsi una struttura partitica.
Letta a mio giudizio sta giocando d'azzardo verso una fragile intesa tra populismo e riformismo ed è alla ricerca di recuperare un'identità ormai sbiadita ricorrendo alle agorà con gli esterni al partito nel tentativi di acquisire dalla società civile nuova linfa politica e nuove partecipazioni utili a rinvigorire una struttura condizionata dal correntismo interno che ha portato un Zingaretti stremato alle dimissioni.
Le scissioni parlamentari hanno fatto poi emergere nell'area centrale nuove formazioni politiche, sia di matrice liberal democratica che di ispirazione polare. La loro collocazione è condizionata dal sistema elettorale.
Siamo in sostanza su un crinale e le scelte nell'area centrista potrebbero essere diversificate con il rischio di una disgregazione a destra o sinistra o del rifugio sterile nell'astensionismo. Negli anni scorsi abbiamo recuperato in una struttura partitica l'idea democratico-cristiana.
Una buona idea ancora viva e vitale che non solo è profondamente radicata nell'animo di tanta gente, ma e' guardata con attenzione da larga parte delle nuove generazioni che si rendono sempre più disponibili ad un impegno politico ed operativo.
Non ci illudiamo certo di ricostituire velletariamente il partito che fu, lo dico all'amico Follini, ne intendiamo creare una ulteriore piccola formazione politica in uno scenario già abbondantemente parcellizzato.
Il nostro obiettivo era ed è di riconnettere attorno un progetto identitario un mondo disperso, per proiettarlo in una nuova e più ampia dimensione che guardi per quanto possibile all'unità dei cattolici democratici e popolari.
E' questa la motivazione che ci ha portato ad aderire alla Federazione presieduta da Gargani e a convocare un congresso nazionale per l'autunno che valuterà ed adotterà in piena legittimità giuridica le scelte opportune.
Dobbiamo quindi proseguire il confronto avviato oggi per una piattaforma programmatica comune mirata a favorire a favorire la ricomposizione dell'area cattolico democratica popolare e cristiano sociale.
Lo scenario politico è in costante evoluzione. E ci impone di disegnare rapidamente ma con chiarezza e responsabilità la strada da percorrere.
Sento parlare di una convention a breve per un nuovo soggetto politico
Stiamo attenti a non illuderci con scelte frettolose sull'onda dell'entusiasmo che porta a buttare il cuore oltre la siepe convinti che l'intendenza seguirà.
Le fusioni per incorporazione, gli assemblaggi delle sigle e dei gruppi dirigenti senza un preliminare percorso democratico e un chiaro progetto politico condiviso sono destinate a non durare a lungo.
Così è stato per l'Udeur di Cossiga e l'UDC di Casini, Buttiglione e Dantoni.
Per questo ritengo, dopo l'esperienza negativa delle ultime regionali, che le elezioni amministrative in autunno possano essere per l'area centrista, la prima occasione per chiarire la consistenza e la reale collocazione delle forze in campo e per verificare la fattibilità di un impegno comune e la disponibilità dei contraenti il patto federativo a proseguire verso un orizzonte più ampio.
Le elezioni regionali siciliane nel 2022 saranno un ulteriore banco di prova,un laboratorio in vista del rinnovo del parlamento nazionale. Lo scenario politico e parlamentare comunque e' in costante evoluzione in attesa di una decisione sulla legge elettorale.
Con l'approvazione della riduzione dei parlamentari era stato preso l'impegno ad approvare le riforme istituzionali e la modifica del sistema elettorale.
Sembra che Letta abbia cambiato linea riproponendo nella logica vetero ulivista il maggioritario.
Per quanto ci riguarda la battaglia per il proporzionale è essenziale per poter ricostruire un centro politico,che ricomprenda i cattolici democratici e popolari e le componenti liberal democratiche.
Questo è a mio giudizio il progetto politico che deve scaturire da questo convegno.
Questo e anche il senso che diamo alla nostra partecipazione alla manifestazione odierna, con il convinto impegno per l'ulteriore percorso federativo che abbiamo prefigurato e che potrà, se uniti dare forza e centralità politica ai democratici cristiani e popolari.